sabato 5 febbraio 2011

Federalismo in salsa crosiota


E' notizia degli ultimi giorni che la bicamerale sul federalismo ha bocciato il decreto delegato del governo, e che il governo - noncurante della bocciatura - lo ha ugualmente approvato durante un consiglio dei ministri convocato in fretta e furia senza avvertire il capo dello Stato.
Le forzature istituzionali di questa fase sono sotto gli occhi di tutti, tanto che Napolitano, da molti considerato troppo accondiscendente, ha bloccato il provvedimento con una lettera in cui si definisce il cosiddetto federalismo 'municipale' "irricevibile". Dunque Napolitano non firmerà il provvedimento se non dopo una riscrittura e un ulteriore passaggio alle Camere.
Nel frattempo il presidente della Corte costituzionale, il professor Ugo De Siervo dell'ateneo fiorentino, ha definito il federalismo municipale "una bestemmia", sostenendo che "questa è autonomia finanziaria dei comuni. Il federalismo è un processo di unificazione progressiva di Stati che erano sovrani verso un unico Stato gestore". Ma a parte la precisazione di De Siervo - in verità più una chiarificazione terminologica e dottrinale che un intervento diretto sul provvedimento in questione - il polverone di questi giorni ha sollevato il velo e consentito ai più di essere informati su una delle 'riforme' che più interverrà sull'assetto delle istituzioni e della finanza pubblica italiane.
In termini propagandistici e molto semplici, Tremonti ha enucleato il federalismo in tre parole: vedo, voto, pago. Ovvero: il cittadino sarebbe messo nelle condizioni di valutare la gestione finanziaria dei comuni e dei sindaci, e se non dovesse gradire le spese fatte, il livello della tassazione, la destinazione della spesa, avrebbe comunque lo strumento del voto per punire la cattiva amministrazione.
Questo semplice schemino è, come si diceva, propagandistico; ed è (come spesso accade) anche falso. 
Proviamo ad applicarlo al Comune di Crosia (ma lo stesso vale per molti altri comuni, al Sud come al Nord, per non parlare della province, delle regione e del governo nazionale): chi ha gestito male i soldi avrebbe dovuto essere punito, chi ha fatto disastri finanziari dovrebbe essere fuori dalla politica.
Come però le scienze sociali hanno ampiamente messo in luce, così come non esiste l'homo oeconomicus (un soggetto completamente razionale le cui scelte in fatto di economia sono, per l'appunto, razionali, dettate dal cervello più che dalle viscere o da altro), non esiste neanche l'elettore perfettamente razionale, in grado di valutare 'freddamente' e di votare di conseguenza. Molte sono le ragioni di ciò: in primis, il ruolo dei media (autentico tema nell'analisi delle democrazie e delle economie contemporanee) distorce e induce a consumi e a voti che nulla hanno a che fare con la razionalità; il marketing mira a convincere l'elettore-consumatore a compiere scelte che non sono affatto razionali. Si badi bene, questo vale sia per il contesto nazionale (il caso del voto a Berlusconi è paradigmatico) che per il micro-contesto paesano: la propaganda determina il voto, e gli elettori spesso sono scarsamente attenti ai dati (chi va a spulciarsi i bilanci e gli atti del Comune?) e più attenti ai comizi. In secondo luogo, c'è il tema del clientelismo: l'elettore razionale dovrebbe essere un soggetto informato (si ritorna al punto di prima)  che compie le proprie scelte con la testa scevra da condizionamenti di sorta. Eppure, in particolare al Sud, stante la situazione di bisogno e di disoccupazione (occorrerebbe un altro post per spiegare se questo bisogno sia originario o indotto e atteso) l'elettore non si cura affatto di compiere scelte razionali basate sui dati di fatto. Egli sceglie perché qualcuno gli ha promesso qualcosa, e alla malora tutto il resto. Si potrebbe dire che queste scelte siano fatte in base al desiderio di perseguire l'interesse proprio e della propria famiglia (un posto di lavoro al figlio vale il voto di tutto il parentado), secondo lo schema del cosiddetto 'familismo amorale' e che per l'occasione potremmo ridefinire 'familismo irrazionale'.
Dunque da un lato i cittadini non sono sufficientemente informati e dall'altro, quand'anche lo fossero, spesso scelgono non in base alle informazioni in loro possesso ma a 'stimoli' di altra natura (le promesse, il clientelismo, etc.).
Il caso Crosia, per venire a noi, è emblematico: si tratta di un comune con 2 milioni e rotti di debiti fuori bilancio, sull'orlo del dissesto. Eppure i responsabili di questa situazione, da Giovanni Forciniti a Antonio Russo, non sono stati puniti. Russo, pur scontando la responsabilità del commissariamento (avvenuto inizialmente per la caduta dell'amministrazione, non per ragioni legate al dissesto) ha comunque preso circa 1500 voti di preferenza alle ultime amministrative e siede in consiglio comunale, mentre invece Forciniti (che non era stato riconfermato come sindaco al secondo mandato proprio perché sconfitto da Russo) è stato addirittura 'promosso' assessore presso la Provincia di Cosenza. Per non dire del sindaco in carica, Gerardo Aiello, che torna in sella - nel 1978 era già vicesindaco - con la maggioranza assoluta dei consensi a Crosia, pur essendo stato il sindaco del primo dissesto (in senso tecnico: scioglimento del consiglio e commissariamento prefettizio) economico-finanziario che interessò il Comune.

1 commento:

  1. tutto segue lo schema nazionale , lo schema del governo..della serie "è cosi che si fà"
    no?
    anche in parlamento siedono ancora persone che dal '94 portano il paese alla rovina e che vengono continuamente riconfermate ..
    vedi caro francesco è tutto come appare nel post ,io tuttavia aggiungerei al non informati,
    al voto di scambio anche il fatto che tanti sono informati male oppure attraverso i soliti canali che portono su binari fuorvianti..
    poi nell'ultime amministrative , a mio vedere , a tanti nn è stata offerta una giusta e migliore alternativa..
    io vorrei che nel nostro paese migliorassimo noi le cose..
    noi giovani che tanto amiamo questa terra ma che poi la si abbandona per altri lidi magari piu speranzosi dal punto di vista lavorativo ..
    dovremmo noi portare la croce e capovolgere la situazione..

    RispondiElimina