venerdì 15 gennaio 2010

Dal sito del giornalista antindrangheta Biagio Simonetta riprendiamo questa amara riflessione


Da Castel Volturno a Rosarno: il vento indignato di mamma Africa


"La società civile calabrese ha risposto ancora una volta: Assente"


Sono disposti a tutto.Lavorano anche sedici ore al giorno, perdendosi nelle ombre degli agrumeti, dove gli alberi sembrano non finire mai. Nella Piana di Rosarno (Rc), la terra delle famiglie Pesce-Bellocco, gli africani non si contano più. Sono oltre mille quelli regolari. Ma nei capannoni in disuso alle porte di San Ferdinando (Rc) ne alloggiano almeno tre volte tanto, in condizioni che di umano non hanno niente.
Marocchini, ivoriani, ghanesi, sudanesi, maliani. Operai agricoli da 20-25 euro al giorno. E’ ancora buio quando affollano le piazze, in attesa che passi il furgone buono che li porta nelle campagne. Raccolgono agrumi. Dall’alba fino a sera. Poi tornano nelle baracche. Mangiano arance per giorni, finché i succhi gastrici lo consentono. Non chiedono altro che la loro paga dannata. Schiavi anonimi. Dall’aspetto simile, per noi.
Oggi che i neri della Piana stanno assediando Rosarno, l’Italia s’è accorta di loro. Perché è necessaria una guerriglia urbana per diventare visibili, in una regione dove tutto sparisce. Erano già scesi in piazza a metà dello scorso dicembre, marciando verso il centro di Rosarno dopo che due di loro erano stati feriti a colpi di pistola. Adesso, per un episodio molto simile, stanno mettendo in strada tutta la loro rabbia.
Gli immigrati hanno dimostrato di saper tollerare orari di lavoro impensabili, alloggi fetidi, paghe misere. Ma non la ’ndrangheta. A muso duro, col coraggio dei leoni d’Africa, stanno dando prova di non temere le organizzazioni criminali che quotidianamente divorano la Calabria; pure a Rosarno, comune sciolto per infiltrazione mafiosa. Perché la loro vita è sacra, intoccabile. Perché l’omertà non gli appartiene. Perché, a differenza di qualsiasi altro calabrese, non hanno paura di schierarsi, di scegliere da che parte stare in un posto dove appartenere ai clan è più semplice che trovare un lavoro.
Per questo sono convinto che dagli africani i calabresi debbano imparare qualcosa. Quello che sta succedendo in questi giorni è un fatto storico, violenza a parte. Una rivolta popolare per la tutela del diritto di vivere non s’era mai vista in Calabria, terra con oltre cento omicidi l’anno. L’hanno fatta gli africani, come a Castel Volturno (Ce), posto dei casalesi: nel settembre 2008 un gruppo armato di camorristi ha sparato e ucciso sei immigrati. Erano i giorni di Setola e della sua paranza armata: sedici vittime in poco tempo. A 48 ore di distanza “i neri” sono scesi in piazza, con un solo slogan: «Vogliamo giustizia». Non era mai successo in Campania, dopo un massacro di italiani innocenti. E a Rosarno il copione si ripete. Alle telecamere del Tg3 alcuni ivoriani non si danno pace: «Qua sanno solo ammazzare gli uomini».
Se i proiettili di quella carabina ad aria compressa che hanno ferito due africani fossero finiti nelle carni di un rosarnese qualsiasi, la notizia sarebbe passata veloce sui media locali. Perché il fuoco è normalità, a queste latitudini. Perché morire ammazzati in Calabria è un’opzione da mettere in conto. Anche se hai 18 anni, come Francesco Inzitari, finito a pochi chilometri da Rosarno con dieci colpi di pistola. Il suo sangue ancora macchia l’asfalto ruvido, davanti a quella pizzeria di Taurianova (Rc) dove era andato a festeggiare un amico. E’ l’unica traccia che rimane, che neanche l’omertà può cancellare. Un omicidio dimenticato in fretta: Francesco era figlio di Pasquale Inzitari, imprenditore e politico arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa. Rapidamente al delitto è stato trovato un motivo. Quell’agguanto non è stato più inquadrato nell’ottica del barbaro assassinio di un ragazzino innocente, ma è diventato semplicemente la morte quasi scontata del figlio di un uomo legato ai clan. Perché trovare una giustificazione serve a pulirsi le coscienze, in una terra sporcata.
Adesso mi piace pensare che i migranti della Piana stiano sfogando la loro rabbia anche per Francesco. Che gli occhi adirati di quei leoni neri siano colmi di indignazione anche per il delitto di Taurianova. Mentre la società civile calabrese ha risposto ancora una volta: "Assente".
Biagio Simonetta
fonte:
http://www.biagiosimonetta.it/
Ho deciso di pubblicare questo articolo perchè, come una profezia che si auto-adempie, nel nostro Blog, il 23 dicembre scorso,parlammo dell'immenso stato di disagio dei migranti presenti sul nostro territorio.
Non possiamo minimamente pensare che Rosarno sia un problema lontano e che non ci riguardi: la situazione a Corigliano e dintorni non è molto dissimile.
Nessuno si ribella alla 'ndrangheta: in questo gli immigrati sono stati più coraggiosi di noi.
Riflettere è il minimo che possiamo fare.
Giovanna Pace

8 commenti:

  1. qualcuno fa finta di non capire che i blog costituiscono una parte importante dell'opinione pubblica, e che pongono domande a cui si è tenuti a rispondere, soprattutto se l'interrogato è la politica. ebbene chiedo dalle colonne di questo blog quali sono le attività messe in atto dal comune di crosia, e dall'assessore ai servizi sociali e all'INTEGRAZIONE, per perseguire appunto lo scopo dell'integrazione dei migranti.

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  2. Umilmente rispondo: nessuna attività di integrazione a favore dei migranti ad oggi è stata proposta o attuata.. Rosarno non è distante da noi...anche il nostro territorio rilega ai migranti principalmente questo tipo di attività.
    Trovo ancor di più vergognoso che a pagare sono gli oppressi e non gli oppressori.

    Ma quanti falsi braccianti agricoli esistono nella ns Calabria, a scapito dei migranti , che lavorano initerrottamente e per 15 euro al giorno ( per 16 ore lavorative???).

    Rispondendo al tuo interrogativo, solo in periodo elettorale iniziano le promesse..Poi ci si dimentica..Ritorniamo all'articolo che scrissi qualche settimana fa...

    Spesso si preferisce rispendire i fondi europei inutilizzati ( nel caso esclusivo dei migranti) piuttosto che cercare a favire la pacifica esistenza.
    Non è un caso vedere a Mirto autoctoni ( imbecilli) usare la violenza contro gli immigrati per futili motivi..
    Qualche mese fa si parlò di Vigilantes e sicurezza: perchè quando sono gli immigrati a subire torti e violenze nessuno li vede e nessuno esige più sicurezza?Invisibilità degli oppressi?

    MI DISPIACE DIRLO MA RITENGO LA CALABRIA, INCLUSO MIRTO-CROSIA,PROFONDAMENTE RAZZISTA.RAZZISMO DETTATO DALL'IGNORANZA E DALLA NON CONOSCENZA DELL'ALTRO. L'INERZIA DELLE ISTITUZIONI è L'ASSE PORTANTE DI QUESTO CLIMA DI ODIO.

    Non mi stupisco che a Mirto-Crosia ci sian tante persone che innalzano "il duce" e che assumamo atteggiamenti profondamente razzisti e xenofobi.
    I servizi sociali dovrebbero favorire l'acculturazione, ossia il reciproco avvicinamento di due culture distanti.Non credo si debba parlare di integrazione, perchè integrazione significherebbe per i minoritari amalgamarsi agli autoctoni perdendo i loro tratti specifici.
    La cultura non è statica, è mutevole...e gli operatori sociali e chi si diletta nei servizi sociali, in qualità di agenti di cambiamento, dovrebbero favorire questo scambio interculturale.

    I migranti si sono ribellati... Noi Calabresi non ne siamo stati capaci: ci sta'bene qsto stato di fatto, ci sta' bene che ci siano gli immigrati ridotti a schiavitù... ci sta' bene essere moralmente ricattati ad ogni tornata elettorale...

    Chi è causa del suo mal non pianga sè stesso..

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  3. P.S. DUBITO CHE SI RICEVANO RISPOSTE DALL'AREA "ISTITUZIONALE".. ORMAI CI SI LIMITA A STAMPARE, AD ACCUSARE DI VOLER A TUTTI I COSTI UNA SORTA DI CUPOLA, DALLA QUALE RIPARARSI DAI "PICCOLI LANCIATORI DI MERDA"..
    EBBENE QUESTI "INCUPOLATI" ( ABBUONATEMI IL TERMINE) ESPRIMONO LA LORO LIBERA OPINIONE. ANCOR DI PIù RIBADISCO CHE IL BLOG è APERTO A TUTTI TRANNE CHE AGLI ANONIMI.PERTANTO ACCUSE DEL TIPO " SIETE SOLO IN GRADO DI CRITICARE,NON REGGETE IL CONFRONTO...", LASCIAN IL TEMPO CHE TROVANO...SE ERA ABITUDINE NASCONDERSI DIETRO UN FALSO NOME, D'ORA NN SARà PIù COSì...

    RIGRAZIO IL CARO AMICO\A PER LE INNUMEREVOLI EMAIL A SCOPO OFFENSIVO...NELLA TERRA DEI CACHI CONTINUA A SUCCEDERE ANCHE QUESTO!

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  4. VORREI CHE TUTTI INDISTINTAMENTE SI FERMASSERO A PENSARE..IO GRAZIE A GIOVANNA L'HO FATTO E MI SONO ALLONTANATO DA QUELLA LINEA DI PENSIERO, IN QUANTO INUTILMENTE QUALUNQUISTA E SUPERFICIALE, A MIO AVVISO, DI QUEI SOGGETTI CHE SPUTANO ODIO SULLE CATEGORIE BISOGNOSE, FACENDOSI FORZA DALL'INTERNO DEL "GREGGE"...PERTANTO RIFLETTENDO SULLA BASE DELLE MOLTEPLICI PROBLEMATICHE CHE AFFLIGGONO IL NOSTRO BEL PAESE, CREDO CON FERMEZZA DI ESSERE ARRIVATO ALLA CONCLUSIONE CHE BISOGNA SEMPRE CAPIRE IL PERCHè DI UN EVENTO E NON LIMITARSI SEMPLICEMENTE AD AGIRE CON L'OBIETTIVO DI PUNIRE OD ALLONTANARE IL MALE..RIFIUTANDOSI DI PORRE RIMEDIO DEFINITIVO AIUTANDO E SAPENDO ASCOLTARE CHI, COME MOLTI DI NOI, APPRODA NEL NOSTRO PAESE SPERANZOSO IN UNA VITA MIGLIORE, IN CAMBIO DI PICCOLI SORRISI ELEMOSINATI TRA CAMPI O SEMAFORI DI VITA!...PAROLA DI SBIRRO..!

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  5. :) bella risposta sbirro! :) una cosa: ma ora sei tu l'assistente sociale ed io lo sbirro? i conti non tornano mica!

    Bando a scherzi è ammirevole sentire qste parole da chi, per imposizione dall'alto, è chiamato ad eseguire gli ordini e a reprimere...Ma non basta...visto che nessuno fa niente dobbiamo almeno usare il ns buon senso e azionare il cervello prima di agire.. Quando si sente dire che buona parte dei calabresi sono razzisti non è mica un'invenzione (purtroppo)

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  6. novelli cassandre, profetico !
    Disse poi:
    «Benedetto il Signore, Dio di Sem,
    Canaan sia suo schiavo!
    (genesi 9 versetto 26)
    non si nasce razzisti ma si ci diventa.

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  7. giusto!! è una costruzione sociale il razzismo...e le razze nn esistono! sono miseri contenitori che ci creiamo per metterci dentro chi ci conviene o meno!

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  8. vi segnalo un editoriale di roberto saviano sul new york times molto simile a ciò che ha scritto simonetta.
    avrei molte cose da dire sia sull'uno che sull'altro, ma non lo farò:
    http://www.nytimes.com/2010/01/25/opinion/25saviano.html?ref=opinion

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