martedì 29 dicembre 2009

Libro Bianco del Welfare e Anziani Crosioti: Emergenza Auto-sufficienza



Oltre mille soggetti tra istituzioni,organizzazioni rappresentative di interessi e valori, e singoli cittadini che hanno partecipato alla redazione del “Libro Bianco sul futuro del modello sociale”.
Una nuova esigenza culturale, nata dall’esigenza di disegnare un nuovo modello di sviluppo del Welfare in Italia.
La centralità della persona, nella sua multidimensionalità, e il lavoro, in quanto luogo privilegiato per realizzare il proprio progetto di vita, sono il contesto valoriale sul quale fondare il Welfare del futuro. Un futuro in cui sostenibilità ed equità sono le leve capaci di garantire l’ulteriore sviluppo supportato dalla valorizzazione delle funzioni pubbliche in sussidiarietà con la famiglia, le realtà private profit e non, e tutti quei corpi intermedi che concorrono a costruire la comunità.
Il nuovo modello di welfare vuole servire la persona, superando la logica assistenzialistica che induce ulteriore disuguaglianza sociale, armonizzando l’attenzione ai bisogni con l’attenzione ai meriti, favorendo uno sviluppo economico che faciliti anche la redistribuzione della ricchezza.
In questo contesto di ri-orientamento complessivo del modello sociale italiano, anche il Servizio Sanitario si rinnova. In primis l’ospedale non può più essere il luogo di risposta prevalente ai bisogni di salute e assistenza, ma deve lasciare spazio ad una filiera di servizi di prevenzione, diagnosi,cura riabilitazione per la non-autosufficienza assolutamente innovativi anche nelle modalità di erogazione e organizzazione,in grado di rispondere con appropriatezza e puntualità alle richieste dell’utente.
Nella dimensione territoriale acquisiscono un ruolo crescente i servizi di assistenza domiciliare, le residenzialità extra-ospedaliere per disabili non autosufficienti, anche con formule innovative, quali gli ospedali di comunità e gli hospice per i pazienti in condizioni di fine vita.Il “libro bianco” apre oggi scenari che preparano un modello sociale innovativo, più corrispondente alle esigenze organizzative di una società moderna e attento al rispetto della tradizione universalistica e solidari sta che caratterizzai sistemi sanitari di cultura europea.
GLI ANZIANI A CROSIA:ESIGENZE CONDIVISE
I protagonisti, di questo mio scritto, sono tre anziani del Comune di Crosia. Ho annotato le loro storie e i loro vissuti nel mio “Diario di Bordo”, quest’ultimo il mio compagno “elettronico”, che, giorno per giorno, ascolta i miei vissuti e le mie sensazioni. Uno strumento agevole per maturare la giusta “separazione” tra caso sociale e status emotivo,ossia il “distacco” dal caso in questione. Seppur io stessa non ricopra alcun mandato istituzionale nel mio Comune di appartenenza, mi appiglio a quello che si definisce “mandato professionale”, ossia ai valori di una professione, che più che professione assume i caratteri di una “missione”. Nel sociale, credo, più di tutti i mestieri, sia necessaria una certa sensibilità: considerarlo un lavoro è molto riduttivo e conduce spesso,inevitabilmente, al burnout.

La Signora “Antonietta”, è un’anziana vedova di 75 anni, residente nel nostro Comune. Sin da subito, mi accorgo che essa è totalmente autosufficiente, ha completa facoltà di intendere e di volere. Durante il giorno è sempre sola,figli che lavorano assiduamente e che non possono più di tanto dargli compagnia.

Il Sign. Eugenio, 85 anni, un Signore che mi sorprende per la sua estrema lucidità. Mi colpiscono particolarmente i suoi occhi, sofferenti di solitudine e mancanza d’affetto.

La Sign. “Annina”, anch’essa 85 enne,vive nelle analoghe condizioni della Sign. Antonietta.

Ho brevemente raccontato la storia di questi simpatici anziani, in quanto, in ogni mia proposta, cerco di partire dal “basso”, ossia su come viene percepito un problema dai diretti interessati. Premetto che questi non sono tre casi isolati, ma nelle medesime condizioni versano molti anziani.
Il problema a cui far fronte, secondo gli intervistati, è la solitudine. Non è la non-autosufficienza; essi sono perfettamente autosufficienti e attivi.
Collegandomi sul sito istituzionale del mio Comune, con il fine di conoscere, da comune cittadina, le politiche attuate a favore degli anziani, trovo il “Bando sull’ Accesso al Servizio di Assistenza Domiciliare a Favore degli Anziani non autosufficienti”. Assieme a delle mie colleghe,districandomi nella progettazione per anziani, ci si rende conto che il seguente bando http://www4.asmenet.it/opencms/upload/allegati/078047/bandi/49019_assistenza_anziani_non_autosufficienti.pdf, non è altro che un “copia” e “incolla” di interventi adottati in altri Comuni Italiani, che non sto qui ad elencare, ma , per chi volesse togliersi lo sfizio, è davvero semplice.
Non sono qui a criticare il “copia e incolla”, ma sono qui ad osservare la mancanza di attenzione per le “politiche attive a sostegno dell’anzianità”, proprio come recita il famoso Libro Bianco di cui sopra.
Politiche attive per gli anziani che intendono l’ultrasessantacinquenne non come portatore indiscusso di malattie e patologie ( quindi soggetto passivo), bensì soggetto inserito in una rete sociale molto fitta e variegata di relazioni sociali. Le politiche a favore dei non-autosufficienti, sono anch’esse molto importanti,me ne baderei bene dal far trasparire questo; ma sono ancor di più importanti quelle politiche atte a favorire la domiciliarità dell’anziano integrato alla non perdita delle proprie capacità e abilità personali, favorendo in questo caso l’autonomia personale nel più lungo periodo.
Quando chiesi ai tre anziani sopra, l’idea di far parte di un “centro giornaliero” per loro, composto da anziani, in cui si espletassero attività ludico- creative e di intrattenimento, uno di loro mi rispose , in tono sarcastico, “Ma chissà succera addua? Ca mi ci trasferisciu”, ossia ” questo dove succede, che mi ci trasferisco”.
L’idea di un “Centro Diurno per Anziani” potrebbe essere una delle tante risposte possibili per far fronte all’idea di “anzianità attiva”. Creare nuove strutture residenziali per anziani e case di riposo è un’ipotesi che il progettista sociale crea in ultima istanza, proprio perché la “domiciliarità” e “l’attivismo dell’anziano” sono i principi cardini del Servizio Sociale.
Il trasferimento dell’anziano in case di riposo è sempre un evento critico e traumatico, sia per l’anziano stesso che per la famiglia d’origine.
Nel mio piccolo, rivolgo questa richiesta: ossia la creazione di un Centro diurno per anziani, che svolga attività diurne ricreative,di ristorazione, di somministrazione dei farmaci, con personale medico specializzato che valuti periodicamente lo stato di salute degli anziani, in modo da poter “intervenire”, ove possibile in casi di patologie invalidanti. Si potrebbe, per esempio, impiegare la Navetta Comunale, per accompagnare gli anziani presso il proprio domicilio. Si potrebbe ( finalmente) ragionare in termini di attuazione dei “PIANI DI ZONA”, dando vita a un progetto distrettuale o intercomunale, in modo da rispondere a questa esigenza anche in altri territori, e permettendo un co-finanziamento.
Dando un’occhiata alle strutture presenti nel territorio calabrese,mi sono chiesta : “Come mai si preferiscono strutture residenziali ( che passivizzano anche l’anziano auto-sufficiente) e non si creano ,invece, strutture diurne, che, secondo gli intervistati, sarebbero più utili?”
Tale risposta deve essere ricercata in quel clima assistenzialistico, che tanto denunciano alcuni scrittori calabresi, come Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio, nella loro “Società Sparente”?

La CALABRIA siamo noi, e fin quando noi stessi non desidereremo “altro”, il politico di turno ne approfitterà per creare clientelismo e false promesse. Mi chiedo: Non è forse arrivato il momento di riscattarci, a partire dalle nuove generazioni?

16 commenti:

  1. Cara Giovanna,

    la gestione della sanità è molto nelle mani della "mafia pulita" e sempre legata a gruppi di potere, interessi affaristici, controllo sociale. Presso politici e amministratori non c'è progetto e non c'è coscienza. C'è, di contro, speculazione, raggiro, volontà di dominio incondizionato. Il tuo scritto, molto documentato e appassionante, peraltro d'una giovane che va avanti solo con le sue forze e i suoi saperi, merita una profonda riflessione. Anzitutto su noi stessi.
    Non possiamo pensare ad alcuna risposta ai bisogni reali delle persone, lavoro, salute, servizi, giustizia, se non cambiamo la classe dirigente. Questo significa perseverare in un'emancipazione culturale difficile, dispensiosa, rischiosa. Necessaria.

    Ti ringrazio molto per gli spunti, come sempre importanti e puntuali.

    emiliano

    RispondiElimina
  2. Grazie Emiliano! Sono io che ti rigrazio per le tue battaglie e ciò che fai per la ns Calabria! vorrei tanto dirti che ciò che tu minuziosamente racconti è pura fantascienza, ma mentirei!Purtroppo servizi, salute,giustizia, sono tutti ambiti maledettamente intrecciati alla classe politica..

    Riscattarci è un "dovere"; per far tacere questo dovere entran in campo le false promesse e i "ricatti elettorali"...Ci si dimentica che non si ha a che fare con sassi, bensì con VITE UMANE che meritano rispetto!
    Siamo onorati di averti quì!
    Immensa stima,
    Giovanna Pace

    RispondiElimina
  3. Cara giovanna ho letto cn attenzione...conosco come ex volontaria la questione dell'assistenza domiciliare...è vero!! ci sono interessi affaristici e favoritismi...ho visto piangere famiglie..impotenti difronte ad una A.S.L. categorica che sospendeva all'improvviso le prestazioni sanitarie...e molti di loro nn avevano le condizioni economiche per fronteggiare la situazione...Si potrebbe invece avvicinarsi agli anziani colmando un pò della loro solitudine..soprattutto perchè sono lucidi e autosufficenti...si potrebbero creare associazioni...sensibilizzare medici...insegnanti...psicologi..formare dei corsi di computer chiedendo magari con un annuncio la donazione di computer di vecchia generazione che sono accantonati e nn utilizzati ad uffici pubblici e privati...molte di queste associazioni possono usufrire citando gli specifici articoli di legge, di contributi regionali..oppure con autofinanziamento anche minimo dei facenti parte alle associazioni...credo che bisogna attivare le idee e la voglia di dare qualcosa che faccia sentire meglio gli altri e se stessi!!! questo è solo un mio modesto pensiero...magari come al solito parlo con il mio patos...non conosco la realtà vera di crosia....ciao...un abbraccio!

    RispondiElimina
  4. Carissima Maria, come sempre sei una persona molto sensibile a certe tematiche!Tutte ottime idee le tue!!Credo che, oltre a sensibilizzare la gente comune, sia necessario sensibilizzare le istituzioni!Hai colto nel segno la questione trascurata dell'autosufficienza!anche qui bisogna battersi...l'esercito degli invisibili non comprende solo gli immigrati..ma anche gli autoctoni...ossia tutte le fascie più deboli!
    La realtà del mio comune non è molto diversa da quella per cui ci battiamo!Se non peggio!
    Un grande abbraccio cara amica!!!

    RispondiElimina
  5. ciao giovanna ho letto con interesse il tuo scitto e i commenti, in questo momento non saprei cosa dire di più ma vorrei chiederti del libro bianco -scusa la mia ignoranza-come e dove posso trovarlo............

    RispondiElimina
  6. Cara Giovanna,
    ti ho scritto in privato quello che penso di questo tuo intervento.
    Ma anche pubblicamente voglio dirti che l'ho apprezzato moltissimo perchè frutto di una competenza specifica professionale e di un impegno civile inusitato per larga parte dei nostri corregionali, soprattutto per una classe dirigente che non ha mai brillato per garantire condizioni di vita " normali" al popolo calabrese.
    Come sai tutto il settore della sanità e della salute ( due settori che sembrano simili concettualmente ma che meritano trattamenti molto diversificati)in Calabria sono commissariati con gravi responsabilità delle ultime giunte sia di centrodestra che di centrosinistra.
    Sono perfettamente d'accordo con il tuo approccio al problema che garantirebbe tre esigenze primarie:
    Un risparmio certo dal punto di vista economico;
    l'eliminazione di tante case di cure che costituiscono in molti casi delle vere truffe e non offrono servizi che si avvicinino alla decenza;
    una risposta dignitosa ed umana alle problematiche degli anziani non autosufficienti.

    Io vivo a Scandicci dove ci sono buone esperienze in questo settore. Sono consigliere comunale e mi sono occupato nella passata legislatura di queste tematiche. Sarei anche disponibile a creare dei ponti con le nostre realtà; purtroppo i nostri politici e amministratori non ne hanno nessuna voglia.
    Con amicizia
    Gennaro Oriolo

    RispondiElimina
  7. Caro MAURO, TI RINGRAZIO PER I COMPLIMENTI, SONO MOLTO LUSINGATA, MA AL CONTEMPO FELICE PERCHè IL CONCETTO CHE VOLEVO ESPORRE è BEN ARRIVATO.IL LIBRO BIANCO DEL WELFARE LO PUOI SCARICARE QUI:http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/376B2AF8-45BF-40C7-BBF0-F9032F1459D0/0/librobianco.pdf , DOVREBBE ESSERE UN Pò LA BIBBIA PER LE ISTITUZIONI.

    CARO GENNARO,HAI COLTO NEL SEGNO!GLI INTERVENTI SPESSO NASCONO PERCHè VI SONO DEI FONDI E NON PER ESIGENZA CONDIVISA.
    QUESTI SN I TRAGICI EFFETTI DELLA MALA POLITICA CALABRESE...QUANDO ARRIVERà UN RINNOVAMENTO???

    RispondiElimina
  8. è bello quello che dici...
    penso anche io alla solitudine degli anziani e di come tanti , nei nostri paesini, arrivati ad una certa età si chiudano dentro casa o in circoletti malsani..Il fatto è che bisognerebbe vedere se loro stessi sono disposti a frequentare "centri diurni" .(Non dimenticare dove vivi).. A volte è un fatto di mentalità..
    Tanti non pensano proprio ad una sorta di seconda occasione.. Non conoscono una balera, un bingo , la possibilità di nn lasciarsi andare nn è concepita( a differenza della gente di "sù"). Io sono stato un pò in Toscana , nella stessa Roma ed ho visto.. Bada che io non voglio scoraggiare nessuno anzi lo sai!
    Però i vecchietti che ho visto "sù" non la pensano come da noi..Vuoi perchè qui si "vergognano" nn sò che dirti
    Un'altra cosa invece volevo che argomentassi (tu sei più brava) "i giovani"
    Non sai quanta sfiducia nasce tra quei pochi del nostro paese .. e in che rimedi poi sfociano!
    consultori,centri giovani dove si fà un po di informazione nn esiste niente ...

    RispondiElimina
  9. Bruno paesini più arretrati di noi, come san giovanni, hanno i centri diurni! una mentalità peggiore della ns! Bisogna dare l'opportunità di scelta agli anziani! Paesi come Rose,hanno i centri diurni...per cui nn è una qstione di mentalità!!!!Mettiamo gli anziani nella possibilità di scelta....

    RispondiElimina
  10. Cmq Bru complimenti per gli stereotipi degli anziani del sud e degli anziani del nord!! Credo che oltre alle barriere politiche ci si trovi dinanzi all'esigenza di eliminare queste maledette barriere "culturali"

    RispondiElimina
  11. benvenga la possibilità della scelta ....
    questo non potrebbe che farmi piacere ...
    nessuno critica l'idea costruttiva! io vorrei un riscontro poi...
    san giovanni , rose sono cmq paesi con tradizioni alle spalle..Mirto è una sorta di agglomerato urbano con gente proveniente da paesi limitrofi diversi (longobucco bocchigliero rossano etc) e molto diffidente... cmq io non voglio fare un "processo all'intenzione" e probabilmente ci stà che poi la cosa se dovesse sorgere si rivelerebbe funzionale

    RispondiElimina
  12. Bruno guarda che il centro diurno non è una navicella spaziale di un'altro pianeta!! se nn ce ne sn nel ns paese è perchè nn si vuole leggere con occhi critici la domanda...sembri stranito perchè ti sembra kissà ke!!

    RispondiElimina
  13. Giovà, abbiamo perso anche la forza di sognare in questo paese di m......
    Ma, tu non arrenderti mai

    RispondiElimina
  14. “Mirto è una sorta di agglomerato urbano con gente proveniente da paesi limitrofi diversi (Longobucco, Bocchigliero, Rossano, etc) “.
    Bru' quanto citato sopra, da analisi sociologica forse, sta divenendo il modo che utilizza la gente, nella forma mentis, per giustificare malefatte e mal facenti.
    Cito un esempio personale, quello di mia nonna ultra novantenne che, dopo la proposta di mia madre di venire ad abitare in casa nostra e quindi dalla figlia “femmina”, gli rispose con fermezza e orgoglio che, mai avrebbe lasciato casa sua e che quando giungesse l’ora del trapasso, voleva morire nello stesso letto dove era deceduto suo marito, mio nonno.
    Cito questo esempio non a caso ma per dimostrare la caducità e il trauma dell’anziano nel spostarsi in apposite strutture residenziali, nel nostro ambiente poi, e avvalorare l’idea ben descritta da Giovanna della non passivazione degli anziani autosufficienti anche, ma non solo,con la creazione di centri diurni.

    RispondiElimina
  15. io nn volevo ,come ho detto, contrastare l'idea...
    qualsiasi intervento che cada poi nel sociale è molto apprezzato dal sottoscritto figuratevi....
    parlo di riscontro poi nella realtà
    nn voglio insistere ma sarebbe già difficile ottenere fonti per l'apertura, credo, figuriamoci se poi ,causa la "diffidenza" dell'anziano,questi andassero persi...
    domè l'esempio tuo cade a "fagiuolo" ..

    RispondiElimina
  16. Bruno, da come parli sembra che il centro diurno è improponibile! invece no!! Ti posso fare molti esempi: LUZZI, dove gli anziani veramente sono alla preistoria... Poi questa diffidenza, in teoria, dovrebbero farla cessare gli operatori sociali, che sono intesi agenti del cambiamento... Ma figuriamoci se a Mirto- Crosia ciò è possibile!! ;)

    RispondiElimina